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venerdì 28 settembre 2012

Tutto è interpretazione

Parliamo ora di un argomento tanto importante che se usato come criterio di catalogazione può spaccare a metà il mondo del canto.
L'interpretazione è l'arte di rendere credibile ciò che si sta cantando.
Quando si canta una canzone si dovrebbe avere sempre a mente che non si sta solo suonando il proprio corpo ma si sta allo stesso tempo recitando! Quanto brutte sono quelle fiction o quei film in cui gli attori non sono affatto bravi e poco convincenti nella loro parte?
Perché proprio di questo si sta parlando, indipendentemente dal tipo di testo che si sta cantando (anche quelli non-sense) il cantante deve riuscire a convincere il pubblico che il testo non solo riflette il proprio stato d'animo ma che è frutto del ragionamento che sta proponendo proprio in quel palco e proprio in quel momento.
In altre parole non bisogna cantare un testo ma bisogna viverlo.
Questo è impossibile se non si è assimilata perfettamente la tecnica vocale necessaria all'esecuzione del brano (un brano cantato calcando l'interpretazione ma con scarsa sicurezza tecnica fa recepire l'emozione del cantante come insicurezza, corrompendo completamente il messaggio che si vuole trasmettere) e ovviamente il testo a memoria, ogni incertezza va ad interferire nel flusso “magico” di comunicazione che si instaura tra chi ha il microfono in mano (e si trova in una posizione rialzata ed illuminata) e la platea (che si trova più in basso e al buio).
La stessa posizione in cui il cantante-attore si trova fisicamente dovrebbe far riflettere:
Perché il cantante si trova in quella posizione privilegiata?
1) Perché ha qualcosa da dire e lo deve fare offrendo tutto se stesso: la propria voce ma anche il proprio corpo, i propri pensieri e le proprie emozioni per non sprecare il privilegio che riceve nel potersi ritrovare su quel palco.
2) Perché il pubblico si aspetta di ascoltare ciò che l'artista ha da offrire, bisogna sempre tenere a mente che un musicista è “dipendente di tutti”, l'arte che propone non è stata inventata da lui (chi può dire di aver inventato il canto? Nessuno, infatti esso è un dono) e quindi non dovrà in nessun modo mancare di rispetto nei confronti del pubblico né tanto meno sentirsi intimorito da chi è li proprio per sentirlo “parlare”.
Quella posizione cosa conferisce al cantante?
Conferisce autorità di “parlare” a chi brandisce il microfono. Quotidianamente assistiamo a pubblicizzazioni o manifestazioni pubbliche nelle quali qualcuno si sforza di farsi ascoltare da chi in realtà non è minimamente interessato ai suoi discorsi perché non si trova li allo scopo di ascoltarli! Per il canto (e l'arte in generale) il discorso è opposto, ovvero il pubblico sapendo del concerto si raduna ai piedi del palco pieno di aspettative,** prima ancora che il cantante entri in scena il pubblico quindi è già completamente “suo”.**
Ovvio dire che salire sul palco tenendo a mente questi concetti è ben diverso che farlo con il terrore del giudizio altrui, in quante serate abbiamo avuto l'impressione di dover andare al patibolo invece che di andare a soddisfare il bisogno d'arte della gente? Bisogna infatti tenere a mente anche questo: le persone, specialmente al giorno d'oggi, hanno profondamente bisogno d'arte perché questa arricchisce la vita e solleva l'animo di chi la riceve.** Con la nostra voce non facciamo altro che nutrire il pubblico. **
Quando un affamato vede il cuoco che sta preparando da mangiare come sarà il suo atteggiamento nei suoi confronti?
Sicuramente sarà un atteggiamento propositivo e propenso al pensare bene! Anche il pubblico che è giunto al luogo del concerto sarà propositivo e propenso ai buoni giudizi, spetta a noi mantenere ed aumentare la gioia che questi “bisognosi” hanno di musica.
Ovviamente la reazione sarà diversa in base alla pietanza offerta e per questo il gusto compositivo e la tecnica sono fondamentali ma ciò che rende saporito e speziato il tutto è l'interpretazione.
Tutto questo discorso è importante per capire che una persona divorata dall'ansia non riuscirà ad interpretare e quindi a comunicare col suo pubblico in maniera corretta, il messaggio verrà recepito in maniera distorta, verrà frainteso ed il pubblico (che non è solo ricevente ma anche riflettente) ci restituirà indifferenza e delusione andando ad alimentare quella sgradevole sensazione che ben presto diventerà insostenibile sia per chi canta sia per chi ascolta.
Un circolo vizioso in cui il cantante è il solo responsabile del suo approccio negativo e quindi unico vero artefice del cattivo esito della serata.
Ma veniamo ora all'interpretazione vera e propria, dando per scontato che tecnica, testo e atteggiamento positivo siano già assodati, non ci rimane altro da chiederci in che modo possiamo essere convincenti.
Ciò che spesso sentiamo dire a riguardo è che dobbiamo trasmettere emozioni e il primo passo per farlo è provarle per primi in modo da essere il più possibile autentici e credibili. Sono perfettamente concorde con questa posizione ma bisogna anche essere realistici nel dirsi che riuscire a conquistare una così forte capacità di immedesimazione del testo è veramente difficile, soprattutto per un cantante che dovrebbe così calarsi dentro una ventina di personaggi per serata (tanti quanti sono i brani da interpretare).
Come spesso accade lo studio ci viene in aiuto, prepararsi a casa studiando nei minimi particolari il tipo di taglio psicologico-emotivo che vogliamo dare alle singole canzoni è fondamentale,** un grande aiuto ci viene dal cosiddetto sottotesto. **
Cos'è il sottotesto nella prossima parte...


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